La cresta più bella dei Sibillini

Il monte Redentore e la valle del Lago.
Da Castelluccio attraverso forca Viola fino a raggiungere il lago di Pilato, che ancora non si è formato e giace sotto una coltre nevosa, risalita fino alla sella delle Ciaule e al nuovo rifugio Zilioli e poi a Cima di Prato Pulito e al sempre panoramicissimo monte


Un giro di grande respiro per i molteplici ambienti attraversati ricchi di attrattive naturali ed un tratto in cresta tra i più belli dell’Appennino, il lago poi, se ci fosse stato, avrebbe donato un tocco di unicità a questa notevole escursione. Ci sia avvia dal fontanile di San Lorenzo che ad inizio della bella stagione presenta un getto molto abbondante ed anche attorno il terreno trasuda di numerosi affioramenti d’acqua, il sentiero entra subito in un bosco fitto da cui si esce dopo una salita piuttosto ripida già in vista della Capanna Ghezzi nel suo bel conteso prativo. Giunti al rifugio si prende la traccia evidente che con gradualità ed alternando ampie svolte conduce nei pressi di Colle Albieri dove lo si lascia per prendere la diramazione verso l’ampia sella di Forca Viola che si raggiunge con un lungo tratto in leggera salita avendo delle belle visuali sul Piano Grande di Castelluccio. Giunti alla sella la vista si apre sull’imponente dorsale che sale dall’abitato di Foce fin sulla cima del Vettore, inanellando una serie di vette; sulla destra con un paio di svolte si inerpica il sentiero che sale in direzione del Redentore che percorreremo al ritorno per completare il nostro giro. Affacciati dalla Forca Viola si rimane rapiti dall’ampiezza del panorama e dalle forme delle montagne attorno mentre verso il basso impressiona per vastità ed inclinazione il vallone che precipita nel Fosso del Miracolo. Alla data dell’escursione sul versante est di Forca Viola erano presenti due ampi nevai che coprivano il sentiero visibile solo molto più in basso; mentre è risultato fattibile attraversare direttamente il primo, il secondo presentava una pendenza un pò troppo impegnativa ed è così stato aggirato in altro per poi ricongiungerci al sentiero in direzione della Forca di Pala, altro punto molto panoramico in un tratto sentiero che si sviluppa sospeso a mezza costa con notevoli affacci sul fondo del vallone che sale al lago. Dopo un tratto in piano, ricavato attraverso i vasti brecciai che scendono dalla cresta sovrastante, la traccia inizia a perdere quota per portarsi sul fondo dalla vallata ed innestarsi sul sentiero che sale da Foce quando è ormai vicino il bacino glaciale del Lago di Pilato. Purtroppo la testimonianza di un escursionista sulla via del ritorno ha smorzato ogni speranza e confermato i timori destati dalle immagini circolate sul web dopo il disgelo e cioè che il lago non si era (ancora) formato nonostante le discrete precipitazioni della stagione invernale; varie sono le teorie che si stanno formulando, tutte comunque animate dalla fiducia che possa trattarsi solo di un’anomalia transitoria così da poter tornate ad ammirare questa bellezza naturale unica nel panorama appenninico. Smaltita un pò di delusione per il lago che non c’era è comunque prevalso il senso di grande soddisfazione per trovarsi immersi in un bellissimo invaso glaciale circondati da un anfiteatro di alte cime e creste ardite così ancora cariche di neve. Dopo una sosta doverosa la marcia riprende sul traverso che si innalza a mezza costa inciso sul ripido versante sotto la cima del Vettore e, superato un caratteristico passaggio sul alcune facili roccette, ci si porta sui vasti pratoni in salita che culminano alla Sella delle Ciaule dove è tornato a nuova vita il Rifugio Zilioli. Una realizzazione con una spiccata personalità ha ora sostituito la struttura tradizionale di questo importate punto di riferimento per gli escursionisti di ogni stagione; personalmente ho trovato la nuova veste di buon impatto visivo proprio perché in contrasto con i tratti ambientali in cui il rifugio è inserito; i materiali utilizzati e le forme geometriche innovative dovrebbero poi garantire una lunga durata e resistenza alle intemperie invernali che quassù si fanno sentire forte .. una realizzazione interessante, insomma. Lasciato alle spalle il rifugio la marcia riprende alla volta di Cima del Redentore percorrendo un tratto di cresta particolarmente bella per gli scenari che si aprono da un lato verso il Vettore e la sua conca glaciale e dall’altro sulla vasta piana di Castellucccio e le cime che ne fanno da corona. L’arrivo sulla Cima del Redentore segna anche la massima elevazione dell’escursione ed è impossibile non indugiare in una lunga sosta per memorizzare gli scenari unici che sono all’intorno dalla cima, avendo tempo e voglia, si può raggiungere per un’ardita cresta laterale il Pizzo del Diavolo. Per chiudere il nostro giro non rimane altro che imboccare il comodo sentiero che con un lunghissimo e graduale traverso a mezza costa segue la dorsale a nord della Cima del Redentore per ricongiungersi infine alla Forca Viola da dove, per la via dell’andata, si rientra al punto di partenza.